Abbigliamento no-size: verso una moda inclusiva
Già da tempo l’industria della moda ha intrapreso un processo di rinnovamento volta a creare una moda più
rispettosa dell’ambiente e degli animali. Ora, anche la questione della diversità/inclusività sta arrivando in prima linea.
Nel mondo della moda, così come in qualsiasi altro settore, il 2020 è stato l’equivalente metaforico di un respiro lungo e profondo. È stato l’anno in cui le case di moda hanno riesaminato i propri processi creativi ed è l’anno in cui hanno riaffermato il loro impegno a scrivere un futuro più inclusivo.
Mentre lentamente ci incamminiamo verso una nuova normalità, tutti ci stiamo rendendo conto della necessità di un mondo più inclusivo. Si sta affacciando un nuovo modo di intendere l‘inclusività, che non sia più solo di semplici taglie aggiuntive su uno scaffale del negozio: è un approccio olistico verso la creazione di un terreno di gioco uniforme, in cui lo stile non sia mai limitato dalla mancanza di scelta.
L’industria della moda ha fatto già molti passi avanti negli ultimi anni, questo è vero, ma c’è ancora del lavoro da fare. Gli addetti ai lavori e tutti gli operatori del settore si aspettano che il movimento inclusivo si allarghi sempre di più, fino a diventare la normalità. Sesso, genere, orientamento sessuale, colore della pelle o origine sono sempre più presi in considerazione dalle principali case di moda e designer nello sviluppo delle loro collezioni.
Anche le taglie, un argomento delicato nel settore della moda, stanno ricevendo molta attenzione, al punto da spingere molti marchi a offrire abiti adatti a qualsiasi fisicità, soprattutto a quelle meno conformi ai canoni estetici legati al fashion.
Abbigliamento no-size: è la fine dei diktat della taglia 42?
Dalle passerelle allo streetstyle fino alle campagne pubblicitarie, le donne cosiddette plus size sono state sempre più visibili nel mondo della moda, dando origine o facendo rivivere il movimento noto come “body positive“.
Dalle principali case di lusso ai marchi di fast fashion, le donne curvy sono rapidamente diventate nuove muse della moda e i rivenditori hanno visto nascere taglie oltre la 50, con collezioni che rendono omaggio a tale inclusività. Un piccolo passo per la moda, un grande passo per tutte le persone che non corrispondono ai diktat imposti dal settore.
Ebbene, sì e no. Perché mentre si può parlare di evoluzione delle mentalità, molti marchi propongono distintamente collezioni nelle cosiddette taglie “standard” e collezioni “taglie forti”. E, le prime, non assomigliano affatto alle seconde. Ecco dunque che, la vera svolta, sarebbe progettare collezioni che siano davvero uguali per tutti.
L’emergere dell’inclusività e l’approccio size inclusive
È qui che entra in gioco il concetto di “dimensione inclusiva“, una parola destinata a diventare sempre più popolare. Perché alcuni brand hanno avuto la buona idea di lanciare collezioni dalla taglia 38 alla taglia 58 che si adattano a tutte le forme del corpo. Niente più esclusione: l’approccio “size inclusive” è impostato per consentire a tutti, uomini e donne di qualunque taglia e peso, di accedere alle loro collezioni di moda preferite.
Inclusività non è solo un discorso legato alla taglia, infatti, ma anche al genere. È proprio pensando a tutto questo che è nato Neurofashion il brand inclusivo per eccellenza, in cui non esistono regole, non ci sono taglie, né genere, né stagione.
Neurofashion è un nuovo marchio che vuole lasciare a chiunque la libertà di essere ciò che si è, senza condizionamenti esterni. La strada verso un futuro inclusivo è lunga, del resto. E c’è bisogno di brand che si prendano carico di questo passaggio, che aiutino la società a cambiare e ad evolversi, che promuovano la cultura di una moda inclusiva e no-size.