La storia del cotto dall’antichità ai giorni nostri

Il cotto accompagna la storia dell’evoluzione umana, basti pensare che i primi resti di mattoni essiccati arrivati fino a noi risalgono a più di settemila anni fa: si tratta di mattoni crudi modellati a mano e lasciati essiccare al sole. Anche la famosa Torre di Babele presente nelle Sacre Scritture (Wikipedia ci racconta della Torre di babele e delle ziqqurat babilonesi) era costruite di mattoni! Dalla Mesopotamia all’Italia, passando per l’Antico Egitto e per la Grecia, l’uso del mattone si diffuse presto in ogni angolo del Mediterraneo. E fin da subito Etruschi, Greci e Romani utilizzarono il cotto non soltanto in forma di mattone per costruire case a palazzi, ma anche come rivestimento e pavimento per i loro edifici. 

Lo sviluppo del cotto in Italia

Nel nostro Paese, la scarsità di pietra resistente e lavorabile spinse i popoli a servirsi della terra (dell’argilla, soprattutto, per la precisione) per fabbricare mattoni ed edifici. La terracotta infatti divenne ben presto una risorsa fondamentale nel campo dell’edilizia, come dimostrano le testimonianze lasciate in eredità dai popoli antichi e giunte fino ai giorni nostri. L’uso del mattone, in particolare, divenne così diffuso che le fornaci iniziarono a differenziare i loro prodotti apponendo il proprio marchio, per garantirne la qualità e differenziarlo dalla concorrenza e dagli imitatori.

 

L’evoluzione del cotto e del mattone.

Furono i Bizantini a raffinare l’uso della terracotta, modificandone l’impasto e affinando i tempi di cottura, cambiando così non soltanto l’aspetto esteriore, ma anche la resistenza e la leggerezza del laterizio, che venne quindi impiegato anche in nuove opere. Nel periodo medioevale e in quello romanico, infine, si iniziò a usare insieme mattoni e pietra, per creare effetti cromatici nuovi e per distinguere finalmente le parti strutturali da quelle di riempimento. Non è un caso che le grandi cattedrali gotiche siano state costruite in pietra nelle parti delle navate e in mattoni nelle vele.

 

Il Rinascimento passa anche dal cotto.

Durante il periodo successivo al Medioevo, ovvero nel Rinascimento, la muratura di mattoni non venne più lasciata a vista, ma intonacata o ricoperta con materiali più nobili e di maggior effetto scenico, come ad esempio il marmo. Questo si vede bene nelle chiese fiorentine, basta osservare le facciate della basilica di San Lorenzo, mai terminata e in mattoni, e quelle spettacolari di Santa Croce e del Duomo. E a proposito del Duomo fiorentino, anche la cupola realizzata dal Brunelleschi è un capolavoro architettonico costruito senza impalcatura, ma soltanto attraverso la concatenazione di mattoni. Non a caso, i maggiori esperti in materia sono Toscani: dai un’occhiata al sito di Cormorano Service, gli specialisti nel trattamento del cotto a Firenze.

 

La regolamentazione dell’edilizia.

È soltanto intorno al 1500 che si inizia a regolamentare il settore dell’edilizia, mettendo nero su bianco le regole per le costruzioni in muratura, ma è con la rivoluzione industriale che il mattone prende il volo e diventa una risorsa preziosa: bisogna costruire fabbriche su fabbriche, insieme agli edifici residenziali per gli operai. In questo clima di corsa frenetica verso il progresso il mattone non ha alternative valide, così ne viene industrializzata la produzione e viene introdotto anche l’uso dell’acciaio per le strutture portanti.

 

La fine della corsa al mattone.

Dopo più di 6000 anni il mattone termina la sua corsa, o quantomeno ne riduce notevolmente il ritmo: le nuove regole moderne per l’edilizia, dalla metà del Novecento, e soprattutto la diffusione delle strutture intelaiate in acciaio e quindi del cemento armato, limitano molto l’utilizzo del mattone come unica alternativa. I palazzi oltre i tre piani, infatti, non possono più essere costruiti soltanto di mattoni, servono strutture più solide e a prova di terremoto. E le case prefabbricate, di cui parliamo in questo articolo, cominciano a prendere piede anche in Italia.

 

Il cotto come precisa scelta stilistica.

Ecco che il cotto, il mattone, la terracotta o come vogliamo chiamare questo materiale, diventano non più così utili (unici e dispensabili, perlomeno) nell’edilizia di massa, ma assumono la forma di una precisa scelta stilistica per artisti e architetti, soprattutto in Europa Ne sono esempi l’Arco trionfale di Barcellona, il palazzo della Borsa di Amsterdam, la sede società tedesca nell’industria chimica Hoechst a Francoforte, ma anche in Italia, a Milano, il Palazzo dell’Arte o le case alla Giudecca di Venezia.

 

Il ritorno al cotto.

Oggi il cotto sembra tornato in auge nell’edilizia e affronta di nuovo il confronto con le strutture intelaiate, con processi meccanizzati che accompagnano questo materiale dalla cava fino alla posa in opera del lavoro. Per non parlare del ritorno del cotto per quanto riguarda i pavimenti di casa e strutture ricettive: dopo una battuta di arresto che metteva da parte il cotto come se fosse adatto soltanto al rustico e al popolare, oggi questo meraviglioso materiale è tornato di moda anche negli ambienti più raffinati ed esigenti, più attenti allo stile. Basta dare un’occhiata alle pagine del sito di Architectural Digest Italia. Ne parliamo anche in questo articolo sui consigli per risparmiare durante la ristrutturazione di casa.